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Appalti e malavita a Galatina: politica chiede legalità

Il consigliere regionale dei Moderati e Popolari Buccoliero si appella alla cultura delle legalità in politica e lancia alcune proposte per la prevenzione. Più netta la segreteria di Rifondazione

GALATINA - "L'amministrazione comunale di Galatina sia impegnata a promuovere, attraverso i propri atti, una trasparenza a 360 gradi. In questo senso, ho raccomandato alla consigliera di MeP, Maria Grazia Sederino, di essere attiva promotrice della cultura della legalità, con azioni che vadano oltre il Palazzo di Città". È quanto dichiara il consigliere della Regione Puglia e presidente di "Moderati e Popolari", Antonio Buccoliero, in merito alla nube di sospetti sulle pressioni della malavita circa alcuni appalti cittadini.

"La città di Galatina - prosegue Buccoliero - da sempre laboriosa e propositiva, non deve correre il rischio di essere accostata a situazioni poco limpide, con il pericolo di marchiare l'onestà della maggior parte dei cittadini. Per questa ragione, l'amministrazione comunale deve proporre iniziative di legalità, che non rimangano un fatto isolato e fine a stesso, ma rappresentino l'energia propulsiva per diffondere una cultura del rispetto, della legalità e della trasparenza".

Buccoliero, dall'alto della propria esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata, rivolge quest'invito all'amministrazione comunale, a tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione, perché "non ci si lasci prendere dalle inutili polemiche politiche, ma si colga l'occasione per lavorare insieme nell'interesse del bene comune": "In questo senso - dichiara -, il gruppo MeP di Galatina, con la consigliera Maria Grazia Sederino in prima linea, sta dimostrando di avere a cuore la crescita morale e sociale dell'intera comunità e mi auguro che tale azione politica possa essere ripresa con entusiasmo da tutti".

"Per quanto mi riguarda - prosegue -, mi farò portavoce di alcune proposte, che possano favorire la piena trasparenza nelle Pubbliche amministrazioni, come ad esempio: l'individuazione di un magistrato o di un pool della Procura, che si metta al servizio della macchina amministrativa e che rappresenti un punto fermo per dissipare i dubbi, incoraggiare la legalità e sostenere le denunce, in un'ottica non di delazione, ma di piena collaborazione; l'istituzione di una figura con compiti di vigilanza sulla trasparenza degli atti, che però non sia di nomina politica come nel caso del difensore civico".

Buccoliero pensa a piccole riforme, che ripristinino un maggior livello di controllo degli atti amministrativi, come, ad esempio, la nomina dei segretari comunali sia del Prefetto e non del sindaco; o ancora il controllo di legittimità una volta operato dal Coreco, che nonostante tutto condizionava gli enti locali a interrogarsi sul rispetto delle norme di settore utilizzate: "Si tratta di piccole, ma concrete proposte - conclude Buccoliero - che vanno tutte nella direzione di favorire la piena trasparenza nella Pubblica amministrazione, riducendo i rischi di una possibile ingerenza del malaffare".

Più duro il parere della sezione locale di Rifondazione comunista che stigmatizza l'atteggiamento dell'amministrazione Coluccia davanti all'allarme criminalità a Galatina, per la tanto "solerte quanto pericolosa rassicurazione che non ci sia nulla di cui preoccuparsi, perché i processi amministrativi da essa posti in essere sono trasparenti e la situazione è tranquilla e sotto controllo": "Rispetto alla tutela della legalità ed alla lotta alla mafia non basta essere ‘onesti, ma dormienti' - si legge in una nota della segreteria -, come ha definito l'onorevole Mantovano molti nostri amministratori parlando dell'utilizzo dei beni confiscati alla mafia".

"Non esercitare alcun controllo sui fatti amministrativi, se non quello della loro legittimità formale - proseguono da Rc -, non adoperarsi per cercare di modificare una realtà il cui tessuto sociale è intriso da rapporti apparentemente puliti, di cui non ci si chiede le origini, è quasi altrettanto colpevole, per chi si è candidato alla guida della cosa pubblica, dell'atteggiamento di chi opera in maniera disonesta. Chiaramente nessuno possiede la bacchetta magica ed il risultato di chi si impegna concretamente per contrastare certe logiche non è scontato né immediato, troppo spesso la lotta è impari e terribilmente lunga e faticosa, ma non si può continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto, trincerandosi, come ha fatto il sindaco Coluccia, dietro protocolli d'intesa con la Prefettura vuoti ed inutili se non seguiti da azioni concrete".

Davanti alla denuncia sollevata dal procuratore capo della Dia, secondo Rifondazione bisognerebbe far proprio l'allarme lanciato e mettere in discussione ogni singolo atto, indipendentemente dalla sua illegittimità, alla ricerca di una possibile soluzione del problema concordata con tutte le forze preposte alla tutela dell'ordine pubblico. In una città come Galatina, recentemente toccata da inchieste che hanno accertato la presenza di criminalità in settori come la Fiera, le aste giudiziarie, in cui si indaga sugli ambienti dello Sport, in cui continuano ad essere confiscati beni immobili sottratti a traffici illeciti, il sindaco "non può aspettare di andare dal Prefetto solo per rassicurarlo della legittimità dei propri atti amministrativi, di cui nessuno può dubitare sino a prova contraria, ma avrebbe dovuto recarsi autonomamente per chiedere aiuto e collaborazione nella vigilanza e nella bonifica del territorio".

"E' grazie a questo impegno congiunto messo in campo con l'Amministrazione Antonica, la Prefettura, il Ministero dell'Interno e realtà associative come Libera, che si è riusciti nel 2008 - precisano -, con un lavoro durato un anno e mezzo, a far emergere da sette anni di oblio, in cui il sindaco Coluccia era vice sindaco e assessore ai Lavori Pubblici, i beni confiscati alla mafia ed assegnati al Comune di Galatina sin dal 2001 e da allora ignorati".

La paura di Rifondazione è che oggi un atteggiamento "nuovamente distratto" e "superficiale" dell'amministrazione possa vanificare i risultati ottenuti: sarebbe imperdonabile, per Rifondazione, l'ignoranza sull'identità dell'architetto Brizio Montinari, "al cui lavoro gratuito - si legge -, insieme a quello di Francesco Capone, dobbiamo il finanziamento di poco meno di un milione di euro concesso attraverso il Pon sicurezza, e la cui collaborazione ha rappresentato l'ennesimo riscatto nei confronti della mafia, che ha strappato ignobilmente la vita di suo fratello, Antonio, agente di scorta del Giudice Falcone, morto nell'attentato di Capaci".

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