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Dal Consiglio regionale "no" al cdr a Cerano e Galatina

Approvato un ordine del giorno del Partito democratico. Nessuna nuova autorizzazione oltre a quelle già concesse. Il segretario regionale Blasi: "Salute e lavoro, valori che vanno di pari passo"

LECCE - La centrale Federico II di Brindisi e la Colacem di Galatina non bruceranno combustibile da rifiuto. Il Consiglio regionale pugliese ha approvato un ordine del giorno del Partito democratico che impegna la Giunta "ad escludere il conferimento del cdr e css (combustibili solidi secondari) presso gli impianti esistenti non a ciò originariamente ed espressamente dedicati, tranne che in quelli già in esercizio autorizzati ed a ciò in concreto destinati nell'ambito di contratti stipulati per il recupero energetico di rifiuti almeno in parte derivati dal ciclo integrato di trattamento degli rifiuti solidi urbani". Nella versione originaria il testo recava esplicitamente i nomi dei due impianti ma l'assessore regionale alla qualità dell'Ambiente ha preferito che venisse adottata una formula più generale.

Insomma, su due degli insediamenti più discussi del territorio in tema di emissioni inquinanti, interviene il partito di maggioranza relativa direttamente con il segretario regionale, Sergio Blasi e con il consigliere Giuseppe Romano, eletto in provincia di Brindisi. Entrambi, con i colleghi Antonio Maniglio e Giovanni Epifani, hanno firmato l'ordine del giorno che ha ricevuto il via libera dall'aula. Un boccata di ossigeno dunque per le associazioni e i comitati civici che da tempo stanno conducendo una battaglia quasi solitaria per scongiurare che lo stabilimento galatinese, già molto discusso, possa accogliere e incenerire la frazione secca della raccolta.

E una correzione di rotta rispetto ad una linea che tanto a livello nazionale che a quello locale ha proceduto sostanzialmente in ordine sparso. Blasi adesso detta la linea e rivendica il ruolo di avanguardia che il Pd pugliese vuole svolgere in tema di gestione dei rifiuti e sostenibilità ambientale. Del resto, dopo la richiesta presentata dall'azienda umbra fu uno dei primi a far conoscere la sua posizione contraria (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=22715). Naturalmente, il "no" al cdr - è stato spiegato in conferenza-, deve essere sostenuto da un piano generale sul ciclo complessivo dei rifiuti di cui la Puglia dovrebbe dotarsi in tempi brevi e coordinato con le politiche di sviluppo energetico.

I dati epidemiologici e gli allarmi lanciati da alcune categorie professionali, prima fra tutte quella dei medici, lasciano pensare con ragionevole sicurezza che esiste un legame diretto tra l'inquinamento e l'aumento oltre la media (regionale e nazionale) dell'incidenza di tumori, leucemie, malattie respiratorie nella zona che va da Brindisi in giù fino al tacco dello stivale. Per questo il Pd si impegnerà perché, oltre alle autorizzazioni già previste dalle procedure, ne venga introdotta un'altra, per ora informalmente definita "Vis", valutazione di impatto sanitario. "Respingiamo la cultura delle destre che ci oppone il ricatto occupazionale ad ogni tentativo di regolamentazione più stringente ed attenta alla salute dei cittadini. Lavoro e salute sono due valori egualmente tutelati dalla Costituzioni, non possono essere in strumentale conflitto".

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