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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Galatina, Beni culturali: arriva la replica al sindaco

A controbattere il sindaco di Galatina l'architetto Stefano Congedo, che ritiene "inopportuno e frettoloso l'intervento del sindaco" e spiega: "Non c'è da rallegrarsi per uno scempio che resta"

A Galatina, non si spengono le attenzioni sui capitelli restaurati, che qualche giorno fa il sindaco, Sandra Antonica, aveva illustrato, per rispondere a quanti la accusavano di insensibilità nei confronti dei beni culturali: arriva, però, una replica, a firma di Stefano Congedo, che evidenzia la "troppa" ed "inopportuna" fretta con la quale il sindaco "si pregiava d'aver restituito ai galatinesi i capitelli a nuovo splendore, a loro tempo oltraggiati per meglio condurvi gli scoli delle acque piovane" (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=13928).

"Mi sembra giusto - sottolinea Congedo - che si sia cercato di rimediare come si è fatto, ma non ne gioirei e sarei sempre ed irrimediabilmente rammaricato per uno scempio che permane pur nascondendosi alla vista; è come se chi dopo aver perso un arto ed averlo sostituito con una protesi, gioisse dell'apparire normale. Guai poi rivolgere critiche ai nuovi scoli dell'acqua, mastodontici tubi di prezioso rame che si esibiscono da protagonisti in barba a capitelli, chiostro, basolato in pietra che non c'è più e la storia ivi narrata tutta, il sindaco risponde, forse "esperto di restauro", che il nuovo intervento si deve distinguere dal vecchio, ma allora perché non deve distinguersi anche il restauro dei capitelli? Ma poi, gli scoli dell'acqua da quali altri dovrebbero distinguersi visto che non ve ne sono altri? Forse sarebbe stato meglio, oltre che economico ed opportuno, un umile doccione che ripetesse il vecchio meccanismo di convogliamento delle acque".

Sulla scala di via Cafaro e le relative polemiche, riguardanti la sostituzione del prospetto originale, Congedo chiede al sindaco come mai pur avendo avuto la possibilità, non ha fermato i lavori, durante le polemiche: "Inoltre - dichiara - pure qui sembrerebbe non valere il suo succitato principio della differenziazione e distinguibilità del nuovo intervento sul vecchio. Bisogna dire che la soprintendenza di Lecce avrebbe da chiarire più di un comportamento anomalo riguardo non solo alla approvazione della scala, che in ultimo pare sia stata avallata dal "sommo" soprintendente regionale Ruggero Martines, architetto probabilmente incompreso, dalle idee assolutamente autonome e rivoluzionarie, delle quali sinceramente credo nessuno ne abbia ancora conosciuto il manifesto (ammesso che ve ne sia uno).

Molto strano il comportamento della soprintendenza di Lecce quando per esempio accadeva questo: la soprintendenza di Bari si raccomandava di passare gli impianti sotto la pavimentazione, cosa facevano i progettisti? passavano gli stessi sottotraccia nelle antiche volte, con i dissesti che ne potranno derivare in futuro, andando contro il loro stesso presunto "progetto" che doveva essere di conservazione; la soprintendenza di Lecce da me sollecitata non rispondeva ne a questo allarme ne ad altri; vi sono state variazioni al prospetto, sventramenti di un pilastro, sparizione di una colonnina originale, impianti di illuminazione che creavano danni a delle rifiniture in pietra, pavimentazioni divelte, una vite bicentenaria autoctona ormai insostituibile recisa alla base, lo stile dei servizi igienici moderno e con mosaici industriali, con tendenze a stili nord-africani, l'illuminazione esterna pare sia di quelle usate per edifici moderni recanti inutili fasci scenografici per altro in contrasto con le leggi regionali (LEGGE REGIONALE 23 novembre 2005, n. 15; inquinamento luminoso) ecc. ecc".

"Il vanto del sindaco - ribadisce Congedo - è quindi inopportuno, in quanto siamo in presenza di un micro intervento (a fronte del macroscempio dovuto all'approccio progettuale tutto) che non può annullare ma celare, non consentendo vanto alcuno. Congedo sottolinea ancora come "tutti gli architetti dovrebbero aver in mente tra i ricordi degli studi di storia dell'architettura moderna la Carta di Atene (1931) (quindi anche il soprintendente regionale e purtroppo non quello di Lecce visto che trattasi di ingegnere)", perché "in essa, architetti esperti di fama internazionale, indicano gli approcci alle diverse problematiche in generale dell'urbanistica e del restauro; mentre le teorie relative alla prima sono certo obsolete, fondamentalmente gli stessi sono rimasti i principi, anche nelle Carte successive, per quel che concerne appunto il restauro".

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